Articolo tratto da VPocket – Esteticamente Parlando (Ottobre 2018)
L’appuntamento informativo sui trattamenti e le tecnologie disponibili nel campo della medicina estetica, con la consulenza di chirurghi plastici e di medici specializzati in medicina estetica.
In medicina estetica si sta delineando una nuova figura, quella del ginecologo estetico/funzionale; chiediamo di cosa si tratta alla dottoressa Federica Lauri, specialista in ginecologia, particolarmente attenta alla gestione della menopausa, sia dal punto di vista clinico che funzionale.
Il nuovo atteggiamento verso le modificazioni del corpo femminile dovute alla menopausa, che spesso portano la donna ad avere difficoltà nelle relazioni di coppia, non è rivolto alla forma o al ripristino dei volumi in termini estetici ma all’aspetto funzionale e di migliore risposta alle difficoltà che a volte insorgono in questo particolare momento nell’avere rapporti sessuali piuttosto che, in un quadro più generale, di atrofia vulvo vaginale o di disturbi della sfera urinaria, causa di imbarazzanti disagi come lievi perdite di urina involontarie.
Dottoressa cosa accade quando una donna entra in menopausa?
Si ha una riduzione degli estrogeni che non riescono più a stimolare in maniera adeguata le pareti vaginali che si assottigliano con conseguente perdita di elasticità ed un restringimento progressivo dell’introito vaginale, la comparsa di dolore alla penetrazione unitamente al senso di secchezza e mancanza di lubrificazione.
Cosa si è fatto fino ad oggi e quali sono le novità in campo medico?
Fino ad oggi – prosegue la dottoressa Lauri – si è sempre intervenuti dal punto di vista farmacologico; la terapia in assoluto più efficace si è rivelata essere quella ormonale, sistemica o localizzata, spesso rifiutata dalla paziente per i rischi soprattutto di tipo oncologico ad essa correlati, quando non si può proprio farvi ricorso perché la donna ha subìto un intervento per un tumore al seno e non può essere sottoposta a terapia ormonale sostitutiva, nè vaginale, mettendo il ginecologo in grossa difficoltà. Va inoltre detto che le pazienti vi aderiscono con fatica poiché richiede somministrazioni ripetute e, anche se tollerata per un tempo limitato, diventa molto fastidioso e impegnativo protrarla negli anni. È qui che subentrano le tecnologie utilizzate in medicina estetica che, applicate in ginecologia, permettono non solo un miglioramento visivo dei genitali, probabilmente quello che alla paziente interessa meno, ma di ottenere un ringiovanimento del tessuto vaginale ed una valida risposta ai problemi prima menzionati senza ricorrere a terapie farmacologiche. Per quanto mi riguarda ho optato per il laser Erbium Fotona che rispetto agli altri tradizionalmente utilizzati nella terapia vaginale come la CO2 ablativa o frazionata o il diodo, non provoca arrossamenti, lesioni o sanguinamenti che possono preoccupare o quanto meno infastidire la paziente e, fattore prioritario, è assolutamente indolore. In più Fotona ha sviluppato e brevettato la tecnologia “Smooth” che, utilizzando una lunghezza d’onda ottimale, apporta il calore più in profondità rispetto ai tessuti colpiti, irradiando la parete vaginale per al massimo 10 mm; l’efficacia del calore arriva ai tessuti più profondi, stimolando anche qui l’attività di produzione collagenica. Altro brevetto è lo Speculum di vetro che permette di distendere la parete vaginale senza avere un contatto diretto tra il manipolo e la stessa, trattando in maniera uniforme tutte le aree contemporaneamente; non utilizzando un sistema di distensione esterno la parte di mucosa più vicina al manipolo sarebbe irradiata di più fino a sanguinare mentre quella più lontana di meno, con conseguente perdita di efficacia; con questo laser riusciamo invece ad ottenere un’omogeneità su tutta la zona interessata.
Nella medicina estetica tradizionale è sempre maggiore la richiesta di un risultato rapido, lo stesso dicasi nel suo campo?
Certamente – ci conferma la dottoressa – con pochissime sedute, ripeto totalmente indolori, si ottengono risultati a volte quasi immediati. Nel dettaglio, in caso di incontinenza urinaria lieve, le pazienti riferiscono un miglioramento già dalla prima seduta con una riduzione quasi completa delle perdite, che si va a stabilizzare ulteriormente col secondo o se necessario col terzo trattamento, mentre per l’atrofia vaginale i migliori risultati si hanno nel tempo che intercorre tra la seconda e la terza seduta, un paio di mesi, quando il 97% riferisce un miglioramento della sintomatologia con una soddisfacente ripresa della vita sessuale.
Quando intervenire? È possibile farlo anche su persone in età più avanzata per le quali in passato non era disponibile questo tipo di tecnologia?
Sono i sintomi che ce lo dicono, non c’è un momento uguale per tutte le donne; alla comparsa delle prime avvisaglie è bene iniziare i trattamenti che danno i migliori risultati se effettuati all’insorgenza del disturbo; è altresì vero che si possono trattare pazienti in menopausa anche da 10 anni, senza illuderle che la risposta sia la stessa di quella di una donna trattata precocemente, ma che sicuramente con un po’ di pazienza potranno ottenere ottimi risultati. Ogni seduta dura circa 20 minuti, il costo è di euro 300,00; il protocollo ne prevede 3 sia per il trattamento dell’incontinenza urinaria che dell’atrofia vaginale; tranne nei casi di atrofia più importante la paziente si rivede per un normale controllo dopo un anno per la valutazione sia ginecologica che del benessere.
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